Beh, c’entra eccome. Innanzitutto perché Michele (alias Zerocalcare) nomina spesso la psicologia e gli psicologi nei suoi fumetti (qui trovate un suo lavoro sull’argomento). Ma soprattutto ve ne parlo perché di recente ho avuto modo di incontrarlo. Ho potuto così realizzare un piccolo “sogno” che avevo da qualche tempo.
Facciamo però un piccolo passo indietro.
Non me lo ricordo quando è stata la prima volta che sono incappata in un fumetto di Zerocalcare. Di sicuro però mi ricordo dove l’ho trovato. Ho visto qualche post sul suo blog e ho iniziato a seguirlo, in maniera abbastanza regolare. Poi, complici i tanti impegni e la fine dell’età del “cazzeggio”, mi sono persa un po’ e mi sono ritrovata a leggere i suoi fumetti solo raramente. Non sapevo nemmeno che fossero usciti dei libri contenenti i suoi disegni.
La folgorazione arriva però nel 2014. Scopro che è appena uscito il nuovo libro di Zerocalcare, Dimentica il mio nome, e decido di comprarlo. Morale della favola? L’ho letto TUTTO in due ore, senza fermarmi. E l’ho riletto per intero la sera dopo. E poi nel giro di pochi giorni mi sono ritrovata ad aver in casa tutti i suoi libri, letti tutti d’un fiato.
Veniamo ad oggi.
La settimana scorsa ho scoperto che Zerocalcare sarebbe stato a Tempo di Libri, fiera dell’editoria in programma ad aprile. Così non ci ho pensato due volte e ho deciso di andare alla fiera per chiedere a Michele un “disegnetto”. Sì, lui li chiama proprio così.
Ed ho ottenuto il mio disegnetto dopo tre ore di fila. Tre ore in cui mi sono riletta il suo primo libro, La profezia dell’armadillo, appena pubblicato in una nuova riedizione. Questo libro, ma anche Dimentica il mio nome e Kobane Calling, sono il motivo per cui accosto Zerocalcare alla psicologia.
Psicologia e Zerocalcare: perché?
Il motivo per me è semplice. I fumetti non sono solo disegni, sono anche parole. E Zerocalcare riesce a dare voce anche ai sentimenti più profondi, a quelli più disturbanti, a quelli che cerchiamo di ricacciare in fondo al nostro animo in tutti i modi, ma che alla fine riescono lo stesso a sopraffarci. Michele mette nero su bianco queste emozioni e lo fa con la semplicità che lo contraddistingue. Non usa inutili giri di parole, riuscendo comunque a colpire nel segno. Più di una volta mi è capitato di fermarmi a riflettere su una pagina o su una frase perché non gli stavo dando il tempo dovuto. Oppure perché stava facendo emergere emozioni così forti che non sarebbe stato giusto voltare pagina e lasciare indietro quel sentimento.
Michele ha dimostrato più volte di saper affrontare anche temi molto complessi e difficili (la guerra in Siria, l’anoressia, la perdita di una persona cara sono solo alcuni esempi). In tutti questi casi è sempre riuscito a trovare il modo di arrivare dritto al mio cuore. Credo che uno dei migliori pregi di Zerocalcare sia quello di far balzare fuori dal fumetto l’intensità delle emozioni che prova e che descrive nei suoi disegni.
Ogni giorno riguardo il mio “disegnetto”, ma non ce la faccio a considerarlo tale. Michele li chiama così, forse per non dargli troppa importanza, forse perché ancora non si capacita che ci siano così tante persone disposte a passare ore in coda solo per averne uno.
Il mio disegnetto
Per me quel disegnetto ha un valore immensamente più grande.
Innanzitutto perchè raffigura quello che provo quando leggo gli scritti di Michele, perché lui ha su di me un effetto terapeutico. Quando gli ho confessato questo lui si è fatto una risata e mi ha risposto “Addirittura!”. Probabilmente si sarà immaginato nelle vesti di uno psicologo e si sarà anche detto “Mai nella vita!”.
Inoltre quel disegno mi ricorda che ho avuto l’opportunità di conoscerlo. E ho trovato una persona di cui mi ha colpito l’umiltà e la semplicità. Ma anche lo stupore e l’incredulità di vedere sempre così tante persone pronte ad investire del tempo solo per andare a conoscerlo.
Infine, è un Disegnetto con la D maiuscola perché arriva in un momento particolare della mia vita. Periodo di cambiamenti e novità che spero portino ai risultati professionali che cerco. Perciò quel disegno unico, quello che Michele ha disegnato solo ed esclusivamente per me, troverà un posto d’onore nello studio che sto finendo di arredare, e spero che diventi il mio portafortuna.